Pochissime persone al mondo potrebbero permettersi di dare una descrizione di loro stessi così pazza ma allo stesso tempo così veritiera ed affidabile. E, colui che ha pronunciato questa frase, è semplicemente uno dei cestisti e degli sportivi più esuberanti e controversi di tutti i tempi: Dennis Rodman.
L’infanzia
La storia di “The Worm”, Il Verme, inizia nei primi Anni ’60. Infanzia non facile, vissuta inizialmente con la madre e le 5 sorelle, dato che il padre abbandona moglie e figli molto presto. Gli anni successivi li trascorre tra Chicago, dove vive con il nonno, e l’Oklahoma, con una famiglia adottiva. Quando al Liceo cresce di oltre 20 centimetri in neanche due anni, capisce che la sua strada potrebbe essere quella della Pallacanestro.
I primi anni nella Lega
Qualche anno più tardi, nel 1986, viene scelto dai Detroit Pistons al secondo giro del Draft NBA. Fin dai suoi primi anni nella Lega si capisce subito di che pasta sia fatto Dennis: difesa e rimbalzi, rimbalzi e difesa. Le due caratteristiche principali del suo gioco che lo accompagneranno lungo tutta la sua carriera e che gli varranno parecchi premi individuali nelle speciali classifiche dedicate. Tra un colore di capelli e l’altro, con i Pistons, nel 1989, trova anche il tempo di vincere il suo primo titolo. L’anno dopo la storia si ripete: Detroit, con Rodman, di nuovo sul tetto del mondo. Qualche anno più tardi verrà scambiato in direzione San Antonio Spurs, dove però non ruba troppi cuori, a causa del suo comportamento fuori dal campo.
Il dominio ai Bulls
Nell’estate del 1995, la sua carriera cambia per sempre. Rodman, che nel frattempo ha avuto una relazione con Madonna, viene scambiato e finisce ai Chicago Bulls, per riempire il vuoto nel ruolo di lungo lasciato da Horace Grant. Dennis Rodman è il complemento perfetto per Jordan e Pippen. La sua infinita intelligenza, riconosciuta sia da Michael Jordan che dal suo coach di allora Phil Jackson, gli permette di capire e interpretare il famosissimo “Attacco Triangolo” come pochi altri nella storia del gioco. Il fatto che sia anche un super difensore e il miglior rimbalzista in rapporto all’altezza mai visto su un campo da basket, non è altro che la ciliegina sulla torta. In tre anni sono tre titoli con i Bulls, in una delle squadre più forti di sempre. Le sue sfide con Karl Malone, lungo degli Utah Jazz, acerrimi rivali di Chicago, sono passate alla storia per la fisicità e la competitività messe in campo. Al termine di quel triennio fantastico però la squadra viene smantellata, e la carriera del “Verme” ad alto livello si conclude sostanzialmente qui.
Fuori dal campo
Rodman, nonostante il successo e l’esuberanza mostrata sotto i riflettori, ha attraversato anche parecchi periodi bui nella sua vita. La bottiglia gli è stata fin troppo amica nel corso degli anni, e, a causa della depressione, ha tentato anche di togliersi la vita più di una volta. In mezzo a queste parentesi cupe però ci sono anche faccende curiose e divertenti.
A fine anni ’90, quando era ancora un giocatore di basket professionista, ebbe modo di disputare alcuni incontri di Wrestling, entrando a far parte del gruppo di Hulk Hogan. L’esperienza durò poco, perché per via della sua scarsa affidabilità fu presto cacciato.
Nel 2013, a coronamento di una carriera passata alla storia, non contento, si butta nella politica. Pyongyang, capitale della Corea del Nord, è uno dei luoghi più inaccessibili del pianeta. È praticamente impossibile per parecchi capi di stato al mondo entrare in contatto diretto con Kim Jong-un, presidente e dittatore del piccolo stato asiatico. Non per Dennis Rodman. Egli, infatti, riesce ad instaurare un rapporto quasi di amicizia, e fa da tramite tra il leader Nord Coreano e Barack Obama. E, tempo dopo, dirà che anche lui, come Barack, si sarebbe meritato il Premio Nobel per la Pace.
Dennis, tu nel nostro cuore hai vinto tutto.