L’ultimo Mondiale vinto da Valentino Rossi risale al 2009. Dieci anni fa. Da quel momento in avanti, a ogni picco basso della sua carriera, in tanti si sono affrettati a ripetere che era “finito”.
Già dal 2010, quando rinunciò alla possibilità di lottare per il titolo per la frattura di una gamba al Mugello.Già dal 2010, quando rinunciò alla possibilità di lottare per il titolo per la frattura di una gamba al Mugello.Poi gli anni difficili in Ducati e il primo del ritorno in Yamaha non entusiasmante. Infine, l’arrivo di Márquez.
“Troppo vecchio”, per alcuni, Valentino. Fino alla smentita dei fatti, quando si giocò il Mondiale 2015 fino all’ultima gara, tradito dall’ira dell’intromissione di Márquez nel duello tra lui e Lorenzo.
Da quella delusione, però, Rossi non ha più lottato veramente per il campionato, pur restando al vertice con un secondo posto in classifica alle spalle di Márquez nel 2016 e un terzo nel 2018, e continuando a collezionare podi e vittorie.
E allora, adesso che il campionato 2019 è cominciato da poco e che Rossi è vicinissimo alla vetta del Mondiale, proviamo a vedere perché quest’anno può davvero aspirare all’impresa.
1. Il recordman.
Nessuno ha vinto quanto lui tra i piloti in attività nel Motomondiale: 9 titoli sono un record ancora lontano persino per Márquez, fermo a 7. Avreste il coraggio di dire che un pilota che fa ininterrottamente podi da 24 stagioni (sì, avete letto bene: 24) non è tra i favoriti per la vittoria finale?
2. La Yamaha.
Negli ultimi due anni, in particolare, Valentino Rossi si è sempre lamentato del fatto che in Yamaha qualcosa non andasse. La strada che lui suggeriva per migliorare spesso non veniva intrapresa. Come lui stesso ha dichiarato in un’intervista prima dell’inizio della stagione, adesso “tutti remano nella stessa direzione”. Ci sono infatti stati dei cambiamenti ai vertici della casa giapponese, che fanno sperare in un rapido sviluppo della moto, ancora tuttavia inferiore a livello di prestazioni rispetto a Honda e Ducati. Ma che si stia lavorando bene è confermato anche dal fatto che pure il suo compagno Viñales è andato già a podio nel 2019.
3. Il corpo a corpo.
Nonostante qualche qualifica difficile, alla fine è difficile trovare Valentino Rossi lontano dalle primissime posizioni in gara. E quando si trova a combattere con i top riders, anche se ha qualcosina in meno in termini di velocità, Rossi mette una pezza con esperienza e aggressività: così ha battuto Dovizioso in Argentina prendendosi il secondo posto, il massimo possibile in una gara dominata da Márquez.
4. L’elisir di giovinezza.
Ormai parlare dei suoi 40 anni è un cliché. Qualcuno lo usa per magnificare i suoi risultati, qualcun altro per sminuire le sue possibilità nei confronti di campioni e talenti più giovani come Márquez e Rins, per esempio. In pochi, però, considerano che la differenza anagrafica per Rossi è cancellata dalla dimensione “spirituale”. Come spesso ha raccontato, Valentino ha trovato il modo di “vivere giovane” grazie alla VR46 Riders Academy, la sua “università” di potenziali stelle del motociclismo da cui sono usciti anche Bagnaia e Morbidelli. Due “figli” di Valentino, Campioni del Mondo Moto2, che adesso combattono con lui in MotoGp, riuscendo qualche volta nell’impresa di stargli davanti, e che sicuramente gli portano una freschezza e un entusiasmo che magari, al punto al quale è arrivato lui nella sua carriera, per un pilota senza questa risorsa potrebbero lentamente esaurirsi.
5. I punti deboli degli avversari.
Márquez è ovviamente il favorito per conquistare il Mondiale. Ma lo spagnolo, a volte, commette degli errori grossolani figli dell’eccessiva sicurezza, e perde gare già vinte come è successo ad Austin. Inoltre, quando capita di dover vincere “di strategia”, spesso ha dimostrato di non essere imbattibile, come quando in Qatar ha perso il duello di nervi con Dovizioso. Se non dovesse riuscire ad aprire un grosso margine tra sé e gli altri, nel finale di campionato queste piccole imperfezioni della sua immensa grandezza motociclistica potrebbero diventare gli spiragli dentro i quali Valentino saprebbe nuotare. Dovizioso è il rivale più credibile di Márquez per il titolo 2019, per la sua bravura e per la forza della sua moto. Ma Dovi è un perfezionista, e quando non è tutto straordinariamente allineato per farlo rendere al meglio tende a patire un po’. Nel corso di una stagione ci possono essere momenti in cui guidare sulle difficoltà, e questo step potrebbe costare di più al pilota della Ducati che a Valentino Rossi.
Valentino Rossi vincerà il decimo mondiale?
E quindi? Valentino riuscirà a realizzare il suo più grande sogno di vincere il decimo? Non è facile, anche perché ai punti deboli appena elencati ne corrispondono di forti che i campioni della MotoGp hanno e sanno come sfruttare. E poi ci sono troppi dettagli che stabiliscono la differenza tra vincere o perdere, quando si viaggia oltre i 300 km/h. Ma Valentino Rossi se la giocherà fino all’ultimo.