E nel calcio c’è un artista che più di tutti ha questa qualità: Andrés Iniesta.
Sì, lui di diverso dagli altri ha questa qualità, questa dote innata: l’illusionismo. L’illusionismo consiste nell’arte di far apparire come vere cose irreali e, lui, lo fa divinamente.
Classe ’84, Andrés ha vinto 9 campionati spagnoli, 4 Champions League, 5 coppe del Re, 7 supercoppe spagnole, 3 supercoppe Europee, 3 Mondiali per club, 2 Europei e ciliegina sulla torta quel Mondiale, vinto con una sua rete in finale all’Olanda, nell’ 1-0 che portò per la prima volta le “furie Rosse” sul tetto del mondo. Fanno 34 trofei vinti in carriera. Serve aggiungere altro?
E in tutte queste vittorie è stato sempre decisivo.
“La prima qualità dell’Arte è l’illusione” scriveva Flaubert.
Oltre all’indimenticabile e storico gol in Sud Africa già sopracitato e a tante altre partite, Andrés fu decisivo anche nella semifinale di ritorno di Champions nel 2009, quando a Stamford Bridge contro il Chelsea realizza all’ultimo minuto di recupero il gol decisivo, insperato, per il passaggio in finale. I catalani poi trionfarono 2-0 in finale con il Manchester United, dove Iniesta realizzò un assist meraviglioso per il gol del vantaggio di Eto’o. Alla vigilia di quella partita un mostro sacro come Alex Ferguson, esternò la sua paura nei confronti dello spagnolo: «Non sono ossessionato da Messi, perché il pericolo maggiore è Iniesta. È fantastico, lavora per la squadra, il modo in cui trova i passaggi, il suo movimento e la capacità di creare spazi è incredibile. Andrés Iniesta è la vera anima del Barcellona.» Sir Alex fu veggente, poiché Andrés Iniesta sfoderò una partita incredibile: in quel preciso istante tutto il mondo del calcio cadde ai suoi piedi. A fine partita Wayne Rooney dirà “lniesta stasera mi ha sconvolto, è indubbiamente il miglior al mondo”.
Sì, era ufficialmente il migliore al mondo nel suo ruolo, lo è stato per tanti altri anni ancora e per molti lo sarà per sempre. Ora, dopo ventidue anni, ha deciso di lasciare il suo amato Barça per andare a chiudere la sua straordinaria carriera in Asia, lontano da pressionie riflettori.
“È giunto il momento di lasciare. Sento che non posso più essere al top, come questo grande club merita”. Dopo il mondiale russo, probabilmente lascerà anche la nazionale. Ma ciò che ha lasciato al calcio in pochi, pochissimi, saranno in grado di ripetere.
“È un giocatore fuori dal normale. Tecnicamente è perfetto, con la palla fa quel che vuole. E poi gioca con una gran disinvoltura, quasi senza sforzo. È come quando Federer gioca a tennis, a malapena suda… Se ne vedranno pochi di giocatori così.”
Ecco, le parole dell’ ex CT della Spagna Del Bosque, descrivono perfettamente il pensiero credo di tutti gli appassionati di futbol di tutto il Mondo. Non può essere diversamente, perché parafrasando una frase di Zizou Zidane detta al momento del suo addio al Barcellona “non puoi non amare un giocatore come Iniesta: non amereste il calcio”.