Sono passati circa 3 anni, dalla notte in cui, allo Staples Center, il 13 aprile 2016, Kobe Bryant incantava per l’ultima volta, il parquet dello Staples e gli occhi e il cuore di molti di noi. Earvin Magic Johnson, leggenda dei Lakers, dirà a più riprese di lui: “The greatest to ever wear the purple and gold”. Giusto ripercorrere a qualche anno di distanza, la storia di un mito con la palla a spicchi.

Tu vuo fa’ l’Americano

Kobe Bean Bryant nasce a Philadelphia il 23 agosto 1978. Già all’età di 3 anni viene a contatto con il basket, ma è in Italia, al seguito del padre Joe, che inizia a crescere come giocatore di basket e dove egli stesso affermerà in seguito di aver appreso i fondamentali europei. Da Rieti alla Viola Reggio Calabria, fino a Pistoia e Reggio Emilia, Kobe impara l’italiano, che parla fluentemente, facendo piangere anche gli avversari più grandi sul parquet. Santi Puglisi, allenatore della Viola, all’epoca sostiene di essersi preso qualche “vaffa” dallo scricciolo, che non voleva abbandonare gli allenamenti dei senior. Tutto a riprova del fatto che aveva già le idee ben chiare in testa sin da bambino.

Back in the US

Al ritorno negli States, si iscrive alla Lower Merion High School, dove con la maglia numero 24 prima e con la 33 poi (ritirata), inizia a guadagnare fama a livello nazionale, vincendo il titolo statale e infrangendo il record di punti per la zona di Phila, precedentemente detenuto da Wilt Chamberlain. Non ancora compiuti i 18 anni, nel ’96, si rende eleggibile per il draft senza passare dal college. Tredicesima scelta assoluta per Charlotte, Kobe viene tradato con i Lakers (suo desiderio sin da subito) che in cambio ricevono il centro Vlade Divac, sotto pressione di Jerry West. A Los Angeles lo attende uno dei centri più forti sul mercato, Shaquille O’Neal, arrivato proprio in quell’anno in California. Tra i due nascerà un rapporto di amore e odio che scriverà la storia del basket americano.

Da Rookie a Titolare

Primo anno tra i Pro giocato da terza guardia dietro Van Exel e Jones, viaggiando a 7.7punti di media con minutaggio a crescere dopo la prima parte di stagione. I riflettori iniziano ad accendersi quando, all’All-Star Weekend vince lo Slam Dunk Contest. L’anno successino (’97) la media punti e i minuti giocati raddoppiano, spingendo i tifosi Lakers a farlo diventare il più giovane titolare all’All-Star Game. A fine anno i giallo viola cedono il passo a Utah in finale di Conference e Kobe figura secondo come miglior sesto uomo della lega. L’estate successiva vengono tradati Van Exel e Jones, facendo di Kobe Bryant la guardia titolare. Il lungo lockout, al termine del quale, firmerà un contratto di 6 anni a 71milioni complessivi, “falsificano” il campionato e LA esce ai playoff contro San Antonio.

Lords of the Rings w/troubles

Estate ’99 sbarca a LA Phil Jackson, già vincitore di 6 anelli alla guida dei Bulls di Micheal Jordan. Arrivano subito tre titoli in fila dal 2000 al 2002. Nel 2003 i Lakers perdono contro San Antonio e nel 2004 vince a sorpresa Detroit. Proprio nel 2003 sono le vicende extracampo a dar noia al numero 8. Il 4 luglio viene accusato di violenza nei confronti di una cameriera del Colorado. Arrestato, viene rilasciato dopo il pagamento di una cauzione di 25.000 dollari, con i legali della ragazza che ritirano le accuse nell’agosto 2004. Le ripercussioni a livello di immagine sono molteplici, con la Nutella e l’Adidas che non rinnovano il contratto con il giocatore. Poco male per Kobe che a distanza di breve tempo firma un contratto con la Nike.

Back to the Court

Tornato a pensare al campo, sonda il mercato free agent, per poi tornare sui suoi passi, complice anche un rapporto non idilliaco con Shaq. Dopo un breve intermezzo lontano da Los Angeles, torna in panchina Phil Jackson e Kobe continua a incantare con la palla a spicchi, in maglia numero 24. Con Toronto sigla il secondo miglior punteggio di sempre (81 pti). Nell’estate va sotto i ferri, ma la cosa non lo condiziona molto, diventando il 4° giocatore della storia del basket a marcare 50 punti per tre partite di fila. Intanto si mette al collo per ben 2 volte, la medaglia d’oro con il Team USA a Pechino 2008 e Londra 2012, entrambi in finale con la Spagna.

Dai 2010 al Ritiro

Il 5 dicembre 2012 diventa il più giovane a contare più di 30.000 punti in carriera, chiuderà a 33.000. Pochi mesi dopo però arriva l’infortunio al tendine d’Achille, che fa temere un suo ritiro anticipato. Dopo appunto uno stop forzato, torna in campo nel 2014/2015, superando Micheal Jordan nella classifica dei migliori realizzatori di sempre. Il 29 novembre 2015 annuncia il suo ritiro a fine stagione, inviando una lettera dal titolo “Dear Basketball” in cui parla di un amore “mi sono innamorato di te” infinito, per il basket giocato. Il 13 aprile 2016 sigla 60 punti contro gli Utah Jazz, nella sua partita di addio al basket. Il 18 dicembre 2017 i Lakers, in suo onore, hanno ritirato sia la maglia n°8 che la n°24 con una cerimonia allo Staples Center presieduta da Magic Johnson. Kobe Bryant diventa così il primo giocatore nella storia dell’NBA a vedere 2 numeri di maglia ritirati dalla stessa squadra.

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Dante Giordano

Nato in Roma a inizio anni 60. Appassionato di tecnologia e sport di tutti i tipi con una predilezione per la pallacanestro e il calcio gaelico. Ha iniziato a scrivere su giornali locali e testate sportive per poi dedicarsi completamente al progetto de Loschema.it.