Lui in piedi sulla Ferrari, con la testa bassa e la mano al cielo. L’immagine di Charles Leclerc è questa. Perché  senza questa immagine sarebbe difficile capire.

Prendete un bambino di Montecarlo. Beh, già così viene in mente l’idea di un privilegiato. Ricco, residente in un luogo magico e opulento. E poi pure figlio di un ex pilota… Non di primissimo livello, certo, ma con un passato in Formula 3.

Il signor Hervé cercò da subito di trasmettere la sua passione per i motori ai tre figli, sperando di vederne uno correre “in casa”, nel Gp di Monaco. Il più talentuoso, da subito, fu Charles, che cominciò ad allenarsi sulla pista di kart di Brignoles, dove entrò in contatto con la famiglia di Jules Bianchi e con lo stesso Jules, che riconoscendone le capacità ne divenne immediatamente il mentore.

A 13 anni, nonostante le apparenze, Charles Leclerc si trovò a un passo dalla rinuncia. Perché di soldi per investire ancora sulle sue doti Hervé non ne aveva più. Fu in quel momento che Jules Bianchi chiamò Nicolas Todt, figlio dell’attuale presidente della FIA Jean, e gli disse di tener d’occhio quel ragazzo velocissimo sui kart. Charles entrò nel gruppo di piloti ai quali Nicolas Todt faceva da agente, e cominciò la sua ascesa verso la Formula 1.

I suoi risultati nei vari campionati su monoposto convinsero la Ferrari ad accoglierlo nella sua Academy, quella di cui il primo integrante era stato Bianchi. Ma nel frattempo la vita aveva strappato a Charles il suo riferimento, l’esempio gentile che per primo aveva creduto in lui quando tutto stava per finire. Jules Bianchi se n’era andato, e Charles era rimasto da solo a giocarsi la carriera in un’opportunità enorme, ma piena di pressioni.

La stagione 2016 fu straordinaria, e Charles arrivò a lottare per il titolo Gp3 ad Abu Dhabi da leader del campionato. Fu il momento più contrastato tra le sue emozioni. A 19 anni conquistò il primo Mondiale della sua vita, mentre il papà Hervé scopriva che di quella vita non avrebbe visto tanto. Una malattia lo stava divorando, e avrebbe continuato a farlo, lentamente, fino a indurlo al coma farmacologico proprio alla vigilia della realizzazione del suo sogno di vedere Charles correre a Monaco. Si perse la pole position di Formula 2 2017 del figlio, che vinto dal dolore non riuscì a completare le due gare. Prima del Gp di Baku, Charles annunciò su Twitter che adesso Jules avrebbe trovato qualcuno da abbracciare, in cielo: proprio il papà, Hervé, sconfitto dalla morte.

Due giorni dopo Leclerc era in pole position in Azerbaigian, in lacrime, per la prima volta da quando aveva cominciato la sua carriera. Non era un tipo emotivo, e questo gli aveva permesso di affrontare la sfida da giovane pilota Ferrari con serenità. La doppia tragedia che lo colpì cambiò il suo modo di pensare, ulteriormente. La pressione, per lui, non esisteva più.

Prima di perdere il papà, in uno dei suoi ultimi momenti di coscienza, Charles gli disse una bugia: “Ho firmato per un team di Formula 1, nel 2018 corro con i grandi”. Forse l’ultimo tentativo di dargli disperatamente un ultimo boost di vita, come aprire l’ala mobile, o forse il desiderio di vederlo sorridere per l’ultima volta. Fatto sta che Charles Leclerc non aveva firmato proprio un bel niente, ma quella bugia la trasformò in obiettivo e la fece diventare realtà, diventando il primo doppio rookie di sempre a vincere le due categorie di supporto della Formula 1, e conquistando il Mondiale Formula 2017.

L’Alfa Sauber lo ingaggiò e Charles si guadagnò in pista il pass per il sogno: suo, di suo papà e di Jules, che lo avrebbe realizzato se il destino non avesse avuto altri piani. Pilota Ferrari 2019. Il primo dai tempi di Gilles Villeneuve a firmare per la Rossa con meno di due anni di esperienza in Formula 1. E il terzo monegasco della storia al top dell’automobilismo, dopo Beretta che corse negli anni ’90 e il mitologico Chiron, l’uomo più anziano ad aver mai corso un Gp, una figura talmente grande per le corse che la Bugatti gli ha intitolato il suo ultimo bolide da strada, un’auto da 1500 cavalli che supera i 400 all’ora. L’unico, Chiron, ad aver fatto podio da pilota di casa a Monaco.

Il prossimo sogno di Charles non è quello di vedersi intitolato il modello di una Ferrari. Ma sicuramente lo è prendersi la vittoria nel Gp glamour, per ostentare una ricchezza diversa da quella economica: quella di talento e di sentimenti, che ha mostrato in quella foto che per la sua carriera è già un’icona. Lui in piedi sulla Ferrari, con la testa bassa e la mano al cielo. Perché festeggiare le proprie conquiste senza il miglior amico e senza il papà è un dolore senza rimedio, e non un privilegio.