I tifosi dell’Inter se lo ricordano più per le sue treccine che per le giocate in campo. Oggi Taribo West ha voltato completamente pagina, è un pastore di Dio che aiuta chi si è smarrito e ha perso la sua strada. Pastor West, si fa chiamare e ha un’altra tipologia di tifosi fedeli che lo seguono. La fede come unica via: ha fondato la chiesa Shelter in the Storm nella periferia di Milano e la Taribo West Charity Foundation per aiutare i bambini nigeriani in difficoltà. Una delle ultime volte che è stato avvistato era in un magazzino nella periferia nord di Milano a dire messa davanti a 200 fedeli con tanto di tonaca nera. Difficile credere che fino a qualche anno prima era un calciatore, che già ai tempi professava la sua fede. Eppure… Ha anche una bacheca niente male Taribo: un campionato di Francia e due coppe nazionali vinte con l’Auxerre, un campionato serbo-montenegrino conquistato col Partizan e una Coppa Uefa alzata al cielo con l’Inter.
Che fine ha fatto Taribo West?
Il pallone oggi è solo un vecchio ricordo, ma i colori nerazzurri sono sempre nel cuore. Arrivò nel 1997 diventando subito titolare con Simoni, allenatore fondamentale per la sua crescita: “Nessuno come lui”. Alti e bassi nella seconda stagione dove la squadra cambiò quattro allenatori. Lasciò l’Inter nel gennaio del 1999 senza mai scendere in campo nella prima parte di stagione. Motivo? Il rapporto con Marcello Lippi. Tra i due non c’era feeling e per capirlo basta ricordare quel botta e risposta che ha fatto storia. Ora di pranzo, tutti i giocatori sono a tavola tranne West. Il nigeriano arriva in ritardo: “Mister stavo pregando, Dio mi ha detto che oggi devo giocare”. E Lippi: “Strano, a me non ha detto niente”. West era così, prendere o lasciare. Una volta sparì per un mese intero, neanche il suo amico Kanu sapeva che fine avesse fatto. Un giorno tornò presentandosi con una tunica: “Mi sono sposato”. Già, peccato che non aveva avvertito nessuno. La fede come via di fuga dai problemi. Anche quando fu fermato a Milano mentre guidava ubriaco e senza patente: “Devo salvare delle anime”.
Nel frattempo le sue treccine si erano tinte di rossonero: quattro presenze e un gol con la maglia del Milan prima di lasciare l’Italia e volare prima in Inghilterra al Derby County, poi in Germania al Kaiserslautern. E i suoi fedeli? Impossibile lasciarli soli: dopo la partita di campionato Taribo prendeva il primo aereo e tornava a Milano per dire messa. Poi il volo di ritorno per la Germania. Atteggiamento non gradito al club, che lo mandò via anche – e soprattutto – per alcuni ‘comportamenti inaccettabili’. Esempio: l’allenatore Andreas Brehme (ex Inter anche lui) ha svelato che il difensore snobbava gli allenamenti per rimanere chiuso negli spogliatoi a leggere libri motivazionali. E il week end si dava spesso malato per non scendere in campo e poter andare in Italia.
Ma Taribo West è anche sacrifici e sofferenza, quando da piccolo aiutava la madre a vendere l’akara – una specie di torta di fagioli – e doveva andare a pescare per portare la cena a tutta la famiglia. Oggi è a disposizione delle persone in difficoltà e si affida a Dio. E il calcio è solo un vecchio ricordo.